Daniel
Libeskind
Nato a Łódź in Polonia nel 1946, Daniel Libeskind è riconosciuto come uno dei principali interpreti dell’architettura decostruttivista.
Si laurea in architettura alla Cooper Union di New York nel 1970.
La ‘costante, distruttiva critica rivolta al linguaggio architettonico contemporaneo’, lo colloca come personaggio di spicco nell’ambiente degli intellettuali degli anni Settanta.
Grazie anche alla notorietà dei suoi molti disegni, Libeskind si fa conoscere anche in Europa. Insegna alla Cranbrook Academy of Art a Bloomfield Hills (1978-1985) e vive in molti paesi, tra cui l’Italia, fondando nella seconda metà degli anni Ottanta il laboratorio didattico sperimentale Architecture intermundium
Solo in seguito comincia la sua importante attività di progettista: viene inserito nella mostra Deconstructivist architecture al MoMA di New York (1988), dopo essersi cimentato con opere quali il padiglione Folly a Osaka e soprattutto il colossale e trasgressivo progetto City Edge a Berlino.
Nel 1989 si aggiudica il concorso per il Museo Ebraico a Berlino: apre il suo studio nella capitale e l’opera, terminata nel 2001, diviene presto ‘una delle icone dell’architettura contemporanea’.
La rappresentazione della storia e delle tragedie legate alla guerra diviene una costante della sua produzione: dal museo dedicato al pittore ebreo Felix Nussbaum (1998, prima opera completata), ai musei ebraici di Copenhagen e San Francisco, fino al recente National Holocaust Monument di Ottawa.
Il suo studio tedesco ottiene da oltre un decennio enorme successo e incarichi da parte di istituzioni e privati in tutto il mondo: tra le opere di spicco ricordiamo l’Imperial War Museum a Manchester (2002); gli ampliamenti del Victoria & Albert Museum a Londra (2006) e del Royal Ontario Museum a Toronto (2007); il Gran Canal Theatre a Dublino (2010).
Nel 2002 si aggiudica il concorso per la ricostruzione dell’area del World Trade Center a New York, con un progetto di evidente simbologia che ‘prevede anche una valorizzazione dell’intera Lower Manhattan’.